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Calciosociale: lo sport per cambiare il mondo

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Di Elena Travaini

Chiudete gli occhi ed immaginate di trovarvi nel quartiere di Roma più degradato, dove l’abbandono e la violenza la fanno da padrone. Nessuno si sente al sicuro, nessuno si sente accettato, nessuno si sente incluso. Ora, sempre ad occhi chiusi provate a pensare al calcio, lo sport che tantissimi italiani amano, uno sport che ultimamente però si trova sotto i riflettori per i motivi più sbagliati, giochi di potere, istigazione all’odio da parte dei tifosi sulle tribune, corruzione e sperpero di denaro. Poi aprite gli occhi e osservate con attenzione la realtà che vi sto per raccontare.

Siate partecipi con me di questo straordinario sogno che ogni giorno si realizza: il CalciosocialeMassimo Vallati è l’ideatore di questo progetto sportivo assolutamente fuori dalla logica comune e dal grandissimo impatto sociale. L’idea di utilizzare uno sport per cambiare le regole del mondo nasce nel 2005 nel quartiere di Monteverde a Roma e nel 2009 trova sede stabile presso il Campo dei Miracoli situato proprio sotto al serpentone all’interno di Corviale, un quartiere all’epoca degradato e abbandonato alla violenza ed alla delinquenza.

Calciosociale è un’associazione attiva a Roma che opera in contesti giovanili ad alto rischio di devianza proponendo un’attività educativa e pedagogica che coinvolge a 360 gradi il ragazzo e la sua famiglia

Calciosociale è uno sport che stravolge le regole del calcio che noi tutti conosciamo: le squadre sono composte da otto elementi senza distinzione alcuna, infatti possono giocare donne, uomini, bambini ed anziani, persone con disabilità fisica e mentale e vengono composte seguendo la metodologia dei coefficienti. In questo modo risulteranno equilibrate e vinceranno solo coloro che sanno custodire, impegnarsi al massimo, lavorare in squadra e creare coesione.

Ogni giocatore può segnare esclusivamente 3 goal a partita e in questo modo tutti i membri della squadra sono invitati a sostenere i compagni a realizzare una rete. I rigori vengono fatti tirare ai giocatori con coefficiente minore e ogni 5 minuti avviene una sostituzione in campo, in questo modo tutti i giocatori potranno partecipare attivamente alla partita.

Nell’immagine tratta dal sito ufficiale di Calciosociale, si vede un’esempio di come potrebbe essere realizzato il campo a 11 che l’associazione si propone di costruire per il bene dei ragazzi. collegandosi al sito di Calciosociale è possibile effettuare una donazione.

Una caratteristica fondamentale del Calciosociale, che lo rende unico ed educativo, è la mancanza della figura dell’arbitro. Ogni squadra infatti ha un responsabile ed un vice-educatore che svolgono il compito di dirigere la gara. In questo modo le decisioni devono essere prese di comune accordo, dai falli ai rigori alle squalifiche. Se le due parti non si incontrano, la partita si blocca fino alla risoluzione del problema. Tutto questo permette ai partecipanti di responsabilizzarsi e di non incolpare altre persone per i propri errori. Il campo da calcio dunque si trasforma in una vera e propria scuola di vita.  Ed eccoci giunti al novantesimo minuto, ma qui lo chiameremo “novantesimo pensiero”. Si avete capito bene. Un’altra caratteristica di questo sport che personalmente ho trovato davvero geniale e di grande ispirazione. Si tratta di vere e proprie partite giocate fuori dal campo che danno un punteggio superiore rispetto a quelle disputate nel terreno di gioco, 4 punti al posto di 2.

Ogni anno viene scelto un tema diverso da affrontare durante il campionato dal quale le squadre prendono i loro nomi. Il “novantesimo pensiero” è un incontro che dura appunto novanta minuti, la durata di una partita di calcio, dove le squadre avversarie dovranno raccontare attraverso video, poesie e canzoni la storia della persona o dell’argomento che rappresentano. I temi trattati riguardano la giustizia, i beni comuni, la legalità, l’ambiente, le materie prime e l’acqua. Grazie al Calciosociale e a tutti gli eventi a questo sport collegati, oltre alla condivisione da parte della cittadinanza alla costruzione della struttura stessa che funge da sede e che ospita una palestra, una sala polifunzionale ed il campo da calcio, Marco Vallati ha contribuito a creare una cittadinanza attiva molto forte ed ha spinto le persone a sviluppare una coscienza critica e civile attraverso i giovani che in questo modo possono sentirsi i protagonisti del cambiamento. 

Elena Travaini classe 1986 nella vita sono una mamma, una moglie, una ballerina professionista ed un insegnante di balli di coppia. Ho lavorato anche come modella, fotomodella e presentatrice di eventi. Mi occupo di formazione e crescita personale e proprio in quest’ambito ho vinto il premio nazionale come eccellenza italiana nel campo della crescita personale. La mia citazione preferita è: “Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare”. Collaboro con piacere con Enjoyiatlygo 

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