Di Nadia Fondelli
Dopo un letargo di migliaia di anni il vino torna a riposare nella terracotta.
Arte, storia, maestria artigiana ma soprattutto passione si fondono negli splendidi contenitori che oggi fanno sfoggio di bellezza nelle cantine più cool del mondo.
Orci, giare, anfore in terracotta, sinuose e calde, accolgono e conservano il nettare di Bacco per renderlo eterno oggi come ottomila anni fa.
Se un tempo il vino in anfora di terracotta rappresentava la norma, dopo secoli di oblio, oggi rappresentano, tra legno, inox e cemento, il futuro che ritorna dal passato grazie alle intuizioni visionarie di alcuni produttori italiani.
Perché tornare al vino in anfora? Per motivi ambientali certamente dato che il materiale è eterno ma anche per motivi ornamentali data la bellezza dei manufatti. Ma i vignaioli se hanno scelto di tornare al passato la motivazione l’hanno trovata soprattutto nell’aspetto tecnico.
La porosità del materiale permette infatti al vino di ricevere una micro ossigenazione paragonabile a quella del legno, senza però che venga ceduto alcun sapore, se non nei casi di affinamenti davvero molto lunghi sotto forma di sottili sfumature terrose, mantenendo quindi al massimo la purezza della materia prima.
L’anfora racchiude idealmente il ricongiungimento dell’uva alla terra, offrendo vantaggi straordinari come il mantenimento del vino in movimento al suo interno, grazie alla forma ovoidale con buona pace del legno che ha spopolato per oltre vent’anni nelle cantine, dell’inox, del cemento e della vetroresina.
C’è però terracotta e terracotta.
Ser Filippo Brunelleschi per rendere immortale il suo cupolone di Santa Maria del Fiore a Firenze scelse la terracotta d’Impruneta perchè il galestro delle colline fiorentine, lo stesso dove affondano le radici i vigneti del Chianti Classico, ha caratteristiche di longevità e resistenza uniche.
E’ per questo che anche i viticoltori che hanno accettato la sfida di invecchiare i loro vini più pregiati in terracotta scelgono i manufatti prodotti nella celebre zona vicina a Firenze.
Il vino in terracotta rappresenta quindi il recupero di una tradizione che parte 8000 anni avanti a Cristo fra il Tigri e dell’Eufrate nella zona dell’attuale Caucaso (dove a dire vero la pratica non si è mai sopita giungendo fino ai nostri giorni) e che viaggiando attraverso le navi degli etruschi e dei romani ha raggiunto il Mare Nostrum e la Toscana.
I manufatti, rigorosamente fatti a mano oltrechè funzionali sono anche elemento d’arredo straordinari e lo sa bene Leonardo Parisi che nel suo laboratorio si è specializzato proprio nella realizzazione di giare da vino.
Eleganti, sinuose e calde le giare e le anfore di Parisi (che ha deciso di specializzarsi dopo una decennale esperienza nella produzione di manufatti artistico-ornamentali) dopo una lunga fase di sperimentazione per capirne le caratteristiche oggi possono definirsi perfette per l’invecchiamento e la conservazione del vino.
E poi lasciatevi andare a una degustazione di un vino in anfora per emozionarvi e ritrovare nel bicchiere tante delle cose che avete appena letto…