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La sfida Ligure alla Rossa di Tropea

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La cipolla rossa Belendina di Andora in Liguria diventata presidio Slow Food.

La cipolla rossa di Andora: dall’oblio al presidio SlowFood, una competizione tutta gastronomica tra Liguria e Calabria.

Di Manola Gaggino

Quando si pensa a Tropea, incoronata da poco Borgo dei Borghi 2021, automaticamente ci ricolleghiamo al mare cristallino, all’estate e alle vacanze, ma Tropea non è solo questo. Si tratta di un territorio dall’importante trascorso agricolo, chi non conosce, infatti, la celeberrima cipolla rossa di Tropea? Un prodotto umile che per anni ha sostenuto l’economia locale, conquistando con il tempo una fama tale da avere un riscontro anche sul turismo della zona.

La sfida alla cipolla di Tropea arriva da un piccolo comune costiero del Ponente Ligure, oggi vogliamo portarvi a scoprire Andora (SV), dove viene prodottauna cipolla rossa caratterizzata dalle dimensioni e dalla dolcezza extra-ordinarie. Non ancora nota come la cugina di Tropea, la cipolla Belendina di Andora, oggi presidio SlowFood, fonda le sue origini nel passato contadino della valle andorese.

Un nome peculiare per un prodotto unico, la cui storia si fonde con leggendarie avventure per mare e valori contadini del secolo passato. L’origine della semenza della Belendina non è chiara, ne ricostruiamo il percorso attraverso le testimonianze orali degli anziani del luogo, discendenti dei contadini che, a cavallo tra ‘800 e ‘900, coltivavano nei campi ad est della valle la grande cipolla rossa. In questi terreni lavorava un contadino (Settimo Denegri) il quale, durante la giovinezza, compì vari viaggi per mare, dai quali presumibilmente portò con sé la semenza della dolcissima cipolla, regalo di un’avventura in terre lontane. La produzione della grande cipolla rossa prosperò per molti anni durante il ‘900, per poi essere messa in secondo piano da nuovi interessi economici.

La storia della Belendina è una storia di resilienza e riscoperta territoriale, il bulbo sopravvisse per anni nei piccoli orti degli anziani, dimenticato dai più ma non da tutti.

La cipolla rossa Belendina di Andora in Liguria diventata presidio Slow Food.

La decrescita della sua produzione cominciò con lo sviluppo turistico della Riviera ligure; a partire dalla metà del ‘900  la maggior parte dei campi venne venduto e convertito: dove prima sorgevano distese coltivate, negli anni ’50 fiorirono palazzi ed edifici volti a diventare abitazioni per vacanzieri; ne conseguì un cambio radicale dell’economia locale, non più trainata dall’agricoltura ma dal settore turistico, fiorito grazie alla vicinanza con le città industriali del nord e al bellissimo litorale sabbioso.

Non tutti, fortunatamente, rinunciarono ai valori della terra: ci fu una lungimirante famiglia piemontese che decise di non vendere il proprio appezzamento per continuare a coltivare, ed è proprio in questo piccolo terreno che la Belendina sopravvive coltivata dai contadini che servivano la famiglia.

Ma da dove deriva il nome Belendina? Il prodotto prende la denominazione da un contadino cresciuto ad Andora, Trentino Bellenda, classe 1926, il quale, una volta assaggiata la cipolla, rimase colpito dalla sua dolcezza e dalle sue qualità tanto che decise di iniziare la propria coltivazione e di regalare la preziosa semenza ad altri lavoratori agricoli del territorio. Ben presto, però, rimase uno degli ultimi custodi di questo umile dono della natura, tanto che gli andoresi iniziarono a identificare il Bellenda come il “padre” della cipolla “battezzandola”, appunto, Belendina.

Liguria, coltivazione della cipolla rossa belendina presidio Slow Food. mmagine resa disponibile per la pubblicazione sui giornali cartacei e digitali da Enrico de Ghetaldi

Quando il Signor Bellenda chiuse la sua produzione, la cipolla di Andora sopravvisse alla totale scomparsa solo grazie alle piccole coltivazioni negli orticelli di casa dello stesso contadino e di alcuni suoi vecchi amici, custodi insieme a lui della straordinaria semenza. La cipolla rossa era sulla via della sparizione tenuta in vita da pochissimi e dimenticata dai più.

Fortunatamente qualcuno si ricordò dell’umile “tesoro” che aveva prosperato nel territorio durante tutto il ‘900 e, grazie anche al crescente interesse per la riscoperta dei prodotti locali, pochi anni fa venne fondato un comitato il quale si è speso nel fare ricerche sulla storia del prodotto promuovendolo e riportandone la coltivazione in auge. Da che era stata dimenticata dai più, nel giro di pochi anni la Belendina è tornata a far parlare di sé, grazie alla promozione, all’organizzazione di eventi dedicati e alla conquista del presidio SlowFood.

Questo straordinario ortaggio dal nome bizzarro e dalle origini misteriose forse non raggiungerà mai la fama e la risonanza della cugina calabrese, ma non possiamo che consigliarvi di scoprirne di persona lo straordinario sapore durante gli eventi estivi organizzati dal Comitato per la promozione della cipolla Belendina, occasione unica per assaggiare i piatti tipici della tradizione ligure e per visitare il litorale andorese.

Manola Gaggino: Appassionata di turismo a 360°, ho improntato la mia carriera accademica e lavorativa alla scoperta di questo affascinante e sfaccettato settore.

Nata e cresciuta in Liguria, mi sono laureata in Lingue e Culture per il turismo a Torino, ho amato follemente Siviglia, dove ho fatto ben due Erasmus+  ed ho concluso la mia carriera universitaria a Firenze, dove sono stata incoronata dottoressa magistrale in Design of Sustainable tourism systems. Oggi lavoro a Milano per realizzare i miei sogni.

Ad ogni nuova sfida della vita rispondo “SIN MIEDO A VIVIR”

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